L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha imposto a Eni Plenitude una sanzione di 6,4 milioni di euro per pratiche commerciali aggressive e violazioni delle norme sulla privacy. L’indagine, nata da 115 segnalazioni di cittadini stanchi delle continue chiamate promozionali indesiderate, ha rivelato gravi irregolarità nel modo in cui l’azienda gestiva il telemarketing.
Le segnalazioni provenivano da consumatori che denunciavano di essere contattati senza aver dato il consenso, o addirittura nonostante fossero iscritti al Registro pubblico delle opposizioni, che dovrebbe proteggerli da tali disturbatori.
I dati forniti da Eni Plenitude durante l’indagine hanno ulteriormente aggravato la situazione. In una settimana campione, su 747 contratti di fornitura stipulati, ben 657 erano il risultato di contatti illegittimi. Proiettando questo dato su base annua, si stima che quasi 33.000 forniture potrebbero essere attivate illegalmente.
L’Autorità ha criticato duramente Eni Plenitude per le gravi carenze nel controllo e nel monitoraggio delle attività delle agenzie di telemarketing. È emerso che l’azienda non aveva misure adeguate per prevenire che contratti stipulati attraverso chiamate telefoniche illecite venissero inseriti nei loro sistemi, permettendo un vantaggio economico indebito.
Oltre alla sanzione pecuniaria, l’Autorità ha ordinato a Eni Plenitude di interrompere immediatamente ogni trattamento dei dati personali dei reclamanti. L’azienda dovrà informare i 657 individui contattati illegalmente sugli esiti del procedimento tramite un testo concordato con il Garante.
Inoltre, Eni Plenitude implementerà un rigoroso sistema di controllo per garantire che i contratti derivanti da contatti non conformi non siano mai inclusi nei loro database. L’azienda sarà anche tenuta a rispettare scrupolosamente i principi fondamentali della protezione dei dati personali, assicurando l’aggiornamento, la cancellazione e la rettifica delle informazioni relative ai clienti.