Dopo anni di resistenza, la Germania ha finalmente acconsentito alle richieste degli Stati Uniti di eliminare la tecnologia cinese dalle sue reti di telecomunicazioni. Gli operatori principali hanno concordato con il governo di rimuovere entro il 2026 i componenti acquistati da Huawei e ZTE, e di sostituire entro il 2029 quelli presenti nelle Radio Access Network.
Deutsche Telekom, Vodafone e Telefónica avevano già iniziato a ridurre l’uso di tecnologia cinese, con Deutsche Telekom che afferma di non usare più prodotti Huawei. Le nuove scadenze, estese a cinque anni rispetto ai due inizialmente previsti, consentiranno una transizione più graduale.
Le autorità tedesche, preoccupate per la sicurezza delle reti 5G, considerano questo passo essenziale. Il ministero dell’Interno ha sottolineato l’importanza di proteggere questa infrastruttura vitale per l’economia nazionale.
La questione non riguarda solo i rischi di spionaggio, ma anche il dominio di Huawei sul mercato, con il controllo del 60% della rete 5G tedesca. La preoccupazione per lo strapotere cinese ha spinto la Germania a rivalutare la sua politica tecnologica e commerciale.
Il dibattito sul divieto è stato lungo, risalente all’era di Angela Merkel, e ostacolato dai costi elevati della rimozione della tecnologia cinese. Nonostante le misure precauzionali come l’IT Security Act e il 5G Security Toolbox europeo, si è ritenuto necessario un intervento più deciso.
Il rapporto commerciale tra Germania e Cina resta complesso. Berlino cerca di diversificare le sue fonti, mantenendo però i legami con Pechino per evitare ritorsioni economiche. La recente decisione segna un nuovo capitolo nelle relazioni sino-tedesche, evidenziando un cambiamento di strategia verso la riduzione dei rischi senza una completa separazione.
La decisione di bandire Huawei è accolta con favore negli Stati Uniti e in Europa, anche se i tempi lunghi previsti mostrano un approccio ancora cauto da parte della Germania.