La tempesta Boris ha colpito duramente l’Europa centrale in una sola settimana, causando numerose vittime e ingenti danni. Sebbene la situazione stia lentamente migliorando, alcune aree, tra cui Slovacchia, Ungheria e Croazia, restano in stato di massima allerta per il rischio di inondazioni, mentre il ciclone si sta dirigendo verso sud. In Italia, è stata dichiarata l’allerta arancione in Emilia-Romagna e gialla in altre undici regioni, con forti piogge previste per mercoledì e giovedì.
Le prime stime indicano che i danni economici causati dalle inondazioni potrebbero superare il miliardo di euro. L’agenzia di rating Morningstar Dbrs, citata da Reuters, prevede che le perdite potrebbero variare da centinaia di milioni fino a oltre un miliardo di euro. Mario De Cicco, vicepresidente di Morningstar Dbrs, ha spiegato a Euronews Business che la Repubblica Ceca, uno dei Paesi più colpiti, potrebbe registrare le perdite assicurate più elevate, anche perché l’assicurazione contro i disastri naturali è molto diffusa nel Paese.
Quali sono i Paesi più colpiti dalla tempesta Boris? Le inondazioni hanno devastato parti di Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Romania, e potrebbero estendersi anche a Slovacchia e Ungheria. Secondo l’agenzia Jba Risk Management, le inondazioni sono tra i rischi naturali più costosi in Europa. Il costo annuale è di 7,8 miliardi di euro, destinato a crescere a causa dell’espansione economica e dei cambiamenti climatici che intensificano le precipitazioni.
Polonia, Romania e Austria hanno già stanziato fondi di emergenza per centinaia di milioni di euro, mentre la Repubblica Ceca sta considerando modifiche al bilancio 2024 per far fronte ai danni. Grzegorz Dróżdż, analista di Conotoxia Invest, ha sottolineato che i danni alle infrastrutture, agli edifici e il costo delle operazioni di salvataggio potrebbero rallentare la produzione e l’attività economica, peggiorando bilanci già in difficoltà.
Per le imprese, l’impatto è già tangibile. In Polonia, l’assicuratore Pzu ha registrato una riduzione dei profitti del 10% a causa delle richieste di risarcimento. In Repubblica Ceca alcune fabbriche, come BorsodChem e Kofola, hanno sospeso la produzione. Anche i servizi ferroviari tra Polonia e Repubblica Ceca e tra Ungheria e Austria sono interrotti.
Nonostante l’impatto economico nel breve termine, gli analisti di Erste Group prevedono che le conseguenze complessive saranno contenute, con effetti limitati sul PIL. Tuttavia, i danni ai raccolti potrebbero causare pressioni inflazionistiche e il turismo nelle aree colpite potrebbe risentirne.
A lungo termine, la ricostruzione potrebbe stimolare il settore delle costruzioni e promuovere nuovi investimenti in tecnologie moderne e infrastrutture più resilienti.