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Taiwan, il terremoto mette a rischio la produzione mondiale dei microchip


Il terremoto di magnitudo 7.4 che ha colpito Taiwan il 3 aprile potrebbe avere serie conseguenze sull’industria globale, con la principale società di semiconduttori, Tmsc (Taiwan Semiconductor Manufacturing), che ha sospeso la produzione nei suoi impianti in attesa di valutare i danni. La decisione di fermare la produzione è stata seguita anche dalla United Microelectronics, portando di fatto a un’interruzione nella catena di approvvigionamento dei chip nel Paese.

La sospensione delle attività produttive comporterà la mancanza di milioni di chip. Questi sono fondamentali per la produzione di smartphone, automobili e una vasta gamma di dispositivi digitali ed elettrodomestici, destinati all’export in tutto il mondo.

La decisione di fermare le fabbriche è stata guidata dalla preoccupazione per i danni causati dal terremoto. I chip sono dispositivi estremamente sensibili e anche piccole vibrazioni possono causare danni significativi. I rapporti indicano che alcuni semiconduttori sono stati danneggiati e i dipendenti verranno richiamati per recuperare la produzione persa durante i giorni festivi.

Questa non è la prima volta che eventi naturali o crisi influenzano la produzione di chip a Taiwan. Negli ultimi anni, la catena di produzione è stata interrotta più volte. Anche nei periodi di tensione geopolitica e la pandemia di COVID-19, che ha portato a una crisi dei semiconduttori globale.

Nonostante le rassicurazioni da parte di Tmsc e United Microelectronics che la sospensione sarà temporanea e che il lavoro perso verrà recuperato, resta l’incertezza sulle conseguenze a lungo termine. Senza chip, l’industria globale potrebbe subire pesanti rallentamenti, poiché questi componenti sono essenziali per una vasta gamma di dispositivi di uso quotidiano.

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